Prossimamente acquisterò una casa prefabbricata in legno su 2 piani di circa 140/150 mq.
Non voglio assolutamente risparmiare su pareti, serramenti e sull'isolamento del tetto.
Sul coperto vorrei infine installare un impianto fotovoltaico.
I miei dubbi sono legati all'impianto di riscaldamento, sentendomi sottoposto ad un bombardamento di termini come pompa di calore, ventilazione meccanica controllata, geotermia.
Partendo dal presupposto che vorrei un camino (meglio ancora un termocamino?), poichè ho la possibilità di reperire legna gratis, è preferibile creare delle canalizzazioni dell'aria nei vari locali o è meglio collegarlo al riscaldamento a pavimento? Posso scaldare anche l'acqua
sanitaria?
Ovviamente il camino lo userò nei periodi più freddi dell'anno (circa 3 mesi), quindi dovrò abbinare un'altra fonte di riscaldamento che mi andrà ad integrare quest’ultimo.
Cos'è meglio? Caldaia a biomasse, a condensazione, pompa di calore o sfruttare i pannelli … in qualche modo?
Un camino costituisce un’ottima fonte di calore, con un grande valore estetico-funzionale. Non può per ovvie ragioni divenire l’elemento primario del nostro riscaldamento, ma va piuttosto visto come un’efficiente integrazione alla caldaia o alla pompa di calore.
Sino a (davvero) pochi anni fa il riscaldamento di un’abitazione era assicurato da una caldaia e dai tradizionali caloriferi. Il gas della rete pubblica costituiva al 90% la fonte di energia primaria per la climatizzazione invernale e non si parlava ancora di riscaldamento a pavimento o di valvole termostatiche. A causa delle notevoli dispersioni dovute al minimo livello di isolamento di questi edifici, i costi per il riscaldamento erano davvero alti. La maggior parte del patrimonio immobiliare del nostro paese presenta queste caratteristiche.
Le case prefabbricate richiedono poca energia, sono isolate e trattengono efficacemente il calore. Servirà pertanto poca energia, possibilmente “pulita” e generata da impianti dimensionati correttamente.
Va da se che si dovrebbe ragionare nell’ottica del rientro nell’investimento, rispetto ad un impiantistica “base” (una caldaia a condensazione con radiatori dotati di valvola termostatica).
La sostituzione dei radiatori con un riscaldamento a pavimento genera un extra costo che comporta tempi di ammortamento economico tanto più lunghi, quanto maggiore è il rendimento termico dell’edificio. La presunta maggiore efficienza del pavimento radiante è peraltro tutta da dimostrare (al limite i vantaggi sono altri, estetici e funzionali).
Le pompe di calore permettono di evitare l’allacciamento alla rete del gas. Abbinate ai pannelli fotovoltaici rappresentano una fonte di calore (escluso l’acquisto) davvero a costo zero. Ma il costo di un impianto completo con riscaldamento a pavimento è almeno doppio rispetto alla nostra base di partenza, con tempi di rientro nell’investimento di vari decenni.
Paradossalmente si può trattare di una buona soluzione se ci riferiamo ad edifici mediamente disperdenti. Per non parlare di un impianto geotermico, poco adatto ad una singola abitazione, ma ideale per piccoli uffici o condomini. In questo caso la maggior spesa può essere ammortizzata in un tempo ragionevole, mentre per la nostra villetta occorrono centinaia di anni….!!!
La ventilazione meccanica controllata resta un capitolo a se. La funzione principale di questo impianto è il ricambio completo del volume di aria in un certo lasso di tempo, con un recupero del calore vicino al 100%. L’alternativa, necessaria, a maggior ragione nelle case prefabbricate, è il ricambio manuale, scomodo e disperdente. Le case prefabbricate minimizzano le dissipazioni termiche, un vantaggio dal punto di vista energetico, ma la qualità dell’aria può risentire a lungo termine negativamente dell’assenza di scambi naturali con l’esterno.
Molte ditte di case prefabbricate offrono la cosiddetta “parete traspirante”, ma si tratta soprattutto di una scelta relativa alla presenza o meno di una barriera al vapore. La realtà che gli edifici male isolati hanno il paradossale vantaggio di un ricambio naturale dell’aria (a prezzo comunque di una bolletta salata), mentre quelli a basso consumo richiedono una maggiore attenzione verso quest’aspetto (i ricambi manuali periodici o la ventilazione meccanica, appunto).
Sono molto interessanti le caldaie a legna o a pellets (non semplici stufe, ma veri e propri impianti ad acqua), il cui costo di esercizio è basso e comunque inferiore all’utilizzo del gas metano. Si tratta anche in questo caso (e ti pareva…) di sistemi piuttosto costosi, che richiedono continue manutenzione e che devono essere dotati di un sistema di carica del combustibile meccanico ad alta autonomia, che eviti la continua necessità di azioni manuali.
Riassumendo, la caldaia a condensazione resta un impianto interessante (a radiatori o a pavimento), economico ed efficace.
Le case prefabbricate richiedono infatti poca energia per il riscaldamento.
Al nostro impianto possiamo abbinare dei pannelli solari termici per la produzione dell’acqua sanitaria, meglio ancora se integrati con il riscaldamento.
Una piccola stufa in maiolica o un camino ad aria possono completare un pacchetto impiantistico ideale per le case in legno, con una spesa senz’altro interessante.
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